giovedì 12 aprile 2012

Oppedisano (Psi): «Basta divisioni nel centrosinistra, il Psi sia d’esempio a Genova»

DALL' AVANTI ON LINE
a firma Raffaele d’Ettorre

Le urne saranno aperte anche a Genova per le prossime elezioni amministrative del 6 e 7 maggio. Secondo gli ultimi sondaggi, il favorito per la poltrona di sindaco sembra essere Marco Doria, il candidato uscito vincitore dalle ultime primarie. A sostenerlo ci sarà Angela Burlando, capolista del Psi che quest’anno si presenta a Genova con 32 indipendenti per un totale di 40 candidati. A parlare all’Avanti!online del nuovo progetto socialista è Corrado Oppedisano, segretario provinciale del Psi di Genova. Un progetto che non abbraccia il solo capoluogo ligure ma che mira, a margine del 120° anniversario della nascita (proprio a Genova) del Partito Socialista, a un obiettivo ambizioso: dare ai socialisti la dignità di cui già godono nel resto d’Europa.

Venticinque liste per tredici candidati alla poltrona di sindaco: una bella sfida.

La lista che proponiamo è a simbolo nostro, con 40 candidati al comune e 170 nei municipi che appoggeranno il vincitore delle primarie Marco Doria. La verità è che Genova ha bisogno di un partito riformista. Quando sono stato rieletto segretario provinciale, Nencini mi ha chiesto di ragionare su una lista di partito. Sono soddisfatto del risultato ottenuto: in venti giorni siamo riusciti qui a Genova a rivoluzionare il partito che sembrava vittima di una specie di sortilegio.

L’idea di una lista di partito è stata anche conseguenza delle primarie?

In parte. Il Pd ha candidato due persone molto forti, provocando un incidente alle primarie, e alla fine è emerso Doria. Il nostro candidato Angela Burlando è arrivata quarta, e questo ci ha dato lo sprint per far riemergere il Psi qui a Genova.

Tra le altre liste qual è quella che vi spaventa di più?

Se si va lisci al primo turno non mi fa paura nessuno. Se andassimo al ballottaggio temo però che il centrodestra potrebbe trovare il modo di ricompattarsi ma ho molta fiducia in Doria, credo che non avrà problemi a passare subito.

Quali sono le vostre proposte per la città?

Genova ha gravi carenze in materia di assistenza e servizi sociali: alla città oggi serve una robusta iniezione di welfare. A Doria proporremo di formare una regia condivisa con gli altri enti per reperire fondi utili a questo scopo. Fondi non necessariamente o non soltanto pubblici, ma anche messi a disposizione da bandi internazionali della comunità europea. A sostenere questo progetto ambizioso portiamo con noi la parte laica della società riformista, che ha i diritti di tutte le parti sociali ben stampati in mente. Ognuno dei nostri 32 indipendenti rappresenta un mondo a sé: abbiamo un ex questore che si è occupato di disagio minorile e prostituzione, un ex assessore alla mobilità, rappresentanti di associazioni di volontariato e anche animalisti. Tutti devono essere rappresentati, perché solo così la politica può sperare di non perdere il fondamentale legame con il territorio. E in testa alla lista ci sono i giovani della FGS. Perché sono i giovani oggi la parte più colpita, ed è su di loro che oggi bisogna puntare.

La Moschea si farà o no?

Sicuramente si farà, la comunità musulmana di Genova è molto grande e ha diritto a un suo luogo di culto. C’è stato un disguido, più edilizio che altro,  per un quartiere, il Lagaccio, già di per sé problematico per viabilità e densità abitativa, disguido però già in via di risoluzione. Noi siamo stati sempre a favore della moschea: è un diritto costituzionale della comunità musulmana.

Centoventi anni fa nasceva a Genova il Partito Socialista italiano. Come vive oggi questo anniversario?

Commetteremmo un grave errore a legare il centoventesimo a un mero compleanno, rischieremmo di porci come degli antiquari della politica. L’anniversario deve essere lo spunto per operare delle riflessioni. Innanzitutto c’è da chiedersi come mai il Psi in Europa sia una macchina ben affermata e oliata, che si assesta intorno al 30%. Un partito, soprattutto, coeso. In Italia invece, oggi in special modo, i riformisti si trovano dispersi.

Perché?

Dopo Tangentopoli è crollata in Italia la volontà di creare un centrosinistra coeso. La colpa è anche nostra, inutile nascondersi. Quindici anni di Berlusconi (che non mi sembra certo il massimo della moralità pubblica) sono soprattutto colpa di un centrosinistra che si è trovato diviso e impotente. Oggi ci vuole un partito rappresentativo della sinistra che sia laico, tollerante, capace di dialogare con le parti sociali. In una parola: riformista. Perché il riformismo è oggi il nervo di ogni forma di socialdemocrazia europea.

È un percorso impegnativo. Da dove bisognerebbe iniziare?

Le prime barriere da abbattere sono all’interno del centrosinistra stesso. Il Pd si sta nascondendo dietro un dito perché ha in mano i voti, ma si evidenziano oggi più che mai le sue radici comuniste. Bisogna aggredire il Pd in questo Paese, per il bene dell’intera sinistra. Altrimenti ci troviamo con un Bersani si arrende davanti al primo Mario Monti, al tecnico di turno. Gli elettori traducono questa inadeguatezza delle istituzioni in astensione dal voto e si crea la disaffezione. La partecipazione viene polverizzata e come si fa allora a dare torto ai cittadini? Mi rendo conto che non è un percorso facile, ci vuole molto coraggio. Mi rivolgo soprattutto ai socialisti: fate come stiamo facendo noi a Genova.

Cioè?

Bisogna organizzare uno vero scontro politico con i propri avversari interni, formare una leadership coraggiosa finché il Pd non farà prevalere la corrente riformista. Aggredire le politiche del centrosinistra per ricostruire un partito riformista italiano unico, che non può essere altro che il Psi. Nel corpo del vecchio Pc, come diceva Amato, bisogna impiantare una testa socialista.



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