sabato 31 marzo 2012

Presentazione della Lista Socialista per il Comune di Genova

OGGI DAVANTI AL BAR MANGINI SI... E' SVOLTA LA CONFERENZA STAMPA DEL PSI PER PRESENTARE LA LISTA AL COMUNE DI GENOVA : 40 CANDIDATI DI CUI 32 INDIPENDENTI ...

CAPITANO DELLA SQUADRA ANGELA BURLANDO EX QUESTORE DI GENOVA

MOLTI GIOVANI PROMESSE COME LA STUDENTESSA ELISA GAMBARDELLA APPENA ARRUOLATA DAL PARTITO PER L'UFFICIO INTERNAZIONALE DEL PSE.
CORRADO OPPEDISANO SEGRETARIO DI GENOVA HA PRESENTATO TUTTI I CANDIDATI :

ELISA GAMBARDELLA E CARLO CASARICO GIOVANI STUDENTI DELL'UNIVERSITA' DI GENOVA,

LUCA FALVO CONSIGLIERE DI MUNICIPIO PONENTE

DUILIO ROMEI PRESIDENTE DI PUBBLICA ASSISTENZA

NICOLO' FERRANDO

IL SINDACALISCO UIL DELLA FINCANTIERI MAURIZIO VENZA, ELISABETTA ZANGANI, MASSIMO PICCHI, TERESA DI MASI,

GLI INSEGNANTI MATTEO LO PRESTI, PAOLO MALERBA, E STEFANO SPINA,

IL MEDICO UMBERTO CASTALDI,

I GIOVANI AVVOCATI FABIO PANARIELLO, MICHELA GUGLIOTTA, E LUCA MENTI,

L'EDUCATORE SOCIO SANITARIO PAOLO BELIGNI,

IL MAESTRO MARCO PIZZORNO PROMESSA DELL'HAIRSTYLE INTERNAZIONALE,

I COORDINATORI DEL MONDO ANIMALISTA STEFANIA RVIGO, JURY PERRICONE E FRANCESCO BURLANDO,

FILIPPO TORRETTA PRESIDENTE DEL COMITATO ARTICOLO 20 SUI MERCATI AMBULANTI,

IL PRESIDENTE DEL COMITATO RADICALI ITALIANI PER L'ACQUASOLA

GIUSEPPINA CAMPI, ALTOVINO CALOGERO, BARZAGHI ROBERTO DELLA CROCE ROSSA,

BELIZZI MASSIMO, BASSOTTO STEFANO EDITORE,

BUSSALINO ADRIANA, CARBONARO NICOLA, CARREA MAURIZIO, CASTELLO FRANCO, CEVASCO MAURO, CHIAPPERINI ADELINA,

CUTRI ANGELA PRECARIA,

DI PAOLA ANTONI EX ISPETTORE P.S., FALCILIA MARIA, MILITELLO G,FRANCO, PARODI DANIELE, SITZIA ANDREA, SPINA VINCENZO, STALATILE BRUNO E ARCANGELO MERELLA EX ASSESSORE AL TRAFFICO DEL COMUNE DI GENOVA OGGI MENAGER PUBBLICO.

giovedì 29 marzo 2012

COMUNICATO STAMPA




Il segretario provinciale di Genova del PSI ha indetto per

Sabato 31 Marzo 2012 ore 11:00

nella sala "Pertini" del Bar Mangini, Piazza Corvetto
una Conferenza stampa di presentazione della lista del Partito Socialista Italiano alle elezioni comunali 2012 per Genova.


Saranno presenti tutti i candidati, il capolista Angela Burlando, il candidato sindaco Marco Doria, Il responsabile nazionale per gli enti locali del PSI Sen. Gerardo Labellarte.La stampa è gentilmente invitata a partecipare .

martedì 27 marzo 2012


alle prossime Amministrative

VOTA Partito Socialista Italiano
 da sempre impegnati in difesa del Lavoro!

lunedì 26 marzo 2012

Convocazione Direzione PSI e candidati

Mercoledì 28 marzo dalle ore 17.00 presso gruppo consiliare via Garibaldi GENOVA è convocata la direzione psi Genovese e candidati

Ordine del giorno:
  • - organizzazione conferenza stampa con Marco Doria 
  • - chiusura raccolta adesioni su municipi
  • - consegna moduli raccolta firme comune e munici
  • - logista e agenda elettorale

Il Segretario: Corrado Oppedisano

domenica 25 marzo 2012

Spazi sociali e spazi verdi al Lagaccio!

di Paolo Malerba

Il quartiere genovese del Lagaccio prende il nome da un piccolo invaso artificiale, che dal 1529 formava un piccolo e lugubre lago incastonato tra i fianchi del monte Peralto.

L’invaso artificiale era stato progettato per fornire acqua e prestigio alle fontane del parco del Palazzo del Principe Andrea Doria, edificato più a valle in località Fassolo. Nel 1652 le acque del Lagaccio furono utilizzat da una fabbrica di polvere da sparo, edificate in quel luogo per la distanza dal centro abitato.

Il quartiere attuale si sviluppò a partire dalla seconda metà dell’Ottocento; il suo nucleo principale si costituì attorno ad un lungo edificio costruito per accogliere i diseredati e gli sfrattati grazie alla paternalistica beneficienza della Duchessa Maria Brignole Sale De Ferrari e poiché la vita della povera gente valeva meno di quella dei signori le case furono edificate proprio sotto la diga.

Già nel primo dopoguerra, altri diseredati cominciarono a popolare il Lagaccio: un’umanità dolente e varia, proveniente dalla remota Calabria in cerca di pane e lavoro.

Il lago dopo numerosi incidenti, nell'ultimo dei quali perse la vita annegando un ragazzino di 12 anni, Felice Ceravolo, figlio di immigrati da Pizzo Calabro, fu prosciugato alla fine degli anni Settanta.

Da un po' di tempo i riflettori sono puntati nuovamente su questo quartiere, sia per il progetto di edificarvi una Moschea, sia per la dismissione della Caserma Gavoglio che chiude a monte il quartiere con i suoi 60.000 metri quadrati di spazio inutilizzato.

Il Piano Urbanistico Comunale, approvato a fine anno dalla Giunta Vincenzi, va nella direzione di aumentare il volume destinato a nuove residenze, aumentando del 30 % i volumi edificabili rispetto a quelli già esistenti nell'area.

Tutto questo in spregio ai Piani urbanistici precedenti nei quali si affermava espressamente che l'area della Gavoglio doveva essere edificata il meno possibile e ancor di più in spregio alla volontà espressa dei cittadini nei Comitati spontanei di quartiere che vedevano nella dismissione della caserma un'irripetibile occasione di riqualificazione dello spazio urbano attraverso la realizzazione di servizi per i cittadini e aree verdi.

E' impensabile che in un quariere ad altissima densità abitativa, fatto di spazi ristretti, dove i parcheggi sono insufficienti, dove il verde è un miraggio si sia pensato, anche per un solo attimo, di costruire ancora!

I SOCIALISTI CHIEDONO CHE SI FERMI QUESTO SCEMPIO! APPOGGIAMO IL COMITATO "VOGLIO LA GAVOGLIO"!!!

sabato 24 marzo 2012

Raccolta firme per la presentazione della Lista del Partito Socialista per Marco Doria

Domenica 25 marzo presso la passeggiata di Pegli si svolgerà la raccolta di firme per la presentazione della Lista del PSI a sostegno di Marco Doria per le prossime elezioni amministrative del 6/7 maggio 2012.
Sarà possibile inoltre firmare, fino a Mercoledì 28, presso la Federazione Provinciale PSI a Genova Staglieno in Via del Fossato 2.

Contributo programmatico del mondo Animalista

Elezioni Comune di Genova - maggio 2012 Le proposte programmatiche trovano ispirazione in due personaggi storici di grande rilievo. Leonardo Da Vinci nel '500 scrisse: Verrà il giorno in cui l’uccisione di un animale sarà considerata alla stregua di quella di un uomo.

Ad oggi siamo ancora molto lontani da un simile orizzonte e questo ci fa riflettere anche alla luce delle parole del Mahatma Gandhi: la civiltà di un popolo si valuta anche da come sono trattati gli animali.

Eppure l’evoluzione della nostra società e la crescente attenzione verso gli animali sono state perte della riflessione di uno dei padri nobili del pensiero socialista, Norberto Bobbio, che nel saggio “Destra e sinistra” sottolineava la crescente attenzione verso il mondo animale come l’estensione di una sensibilità civile fondata sulla consapevolezza che gli animali sono eguali a noi uomini per lo meno nella capacità di soffrire.

Il fenomeno animalista e le battaglie per il riconoscimento dei diritti degli animali sono una realtà viva ed è compito degli Amministratori e della politica farsi carico di dare risposte credibili e concrete a queste istanze. Prima il Comune si occupava degli animali anche dal punto di vista della salute con campagne di sterilizzazione sul territorio: la Legge 281/91 prevede a carico delle ASL la sterilizzazione gratuita dei gatti liberi ma non l’onere della cattura, della degenza e della reimmissione nel territorio.

I costi e le difficoltà degli interventi di sterilizzazione potrebbero essere alleviati stipulando le citate convenzioni e coinvolgendo la Regione nel ruolo attivo di cofinanziatrice dei progetti di contenimento demografico, dal momento che tante associazioni oggi non hanno più i fondi per il finanziamento perché non sostenibile. Oggi con le nostre proposte vogliamo essere il contributo per all'azione della prossima amministrazione comunale perché torni a farsi carico della dignità degli animali.

1.Il gattile di Genova Quarto Il Comune ha la responsabilità di tutti gli animali presenti sul suo territorio, come stabilito nella normativa regionale 23/2000. Ad oggi delega parte di questa responsabilità coinvolgendo i privati cittadini riconosciuti in qualità di “gattari” tramite un tesserino rilasciato dal comune stesso. Con riferimento alla situazione attuale, nella quale si era parlato dello spostamento in altre aree della città del gattile di Genova Quarto, proponiamo un mantenimento del “gattile” in tale area poiché meno oneroso per il Comune. In virtù di questo la nostra proposta è di tornare a dare un contributo spese a chi si occupa di questi animali come avveniva fino all’anno scorso. Per quanto riguarda la struttura il Comune può tornare a finanziare le spese vive del mantenimento (spese veterinarie, spese alimentari, ripristino immobile, etc). trovando fonti di finanziamento alternative collegandosi alla rete di distribuzione commerciale per gli animali. Un esempio è rappresentato da forme di sponsorizzazione di esercizi commerciali del settore che possono fornire alimenti in scadenza, riducendo lo spreco e alleggerendo i costi di smaltimento rifiuti delle stesse.

2. La aree adibite a canile Molti Comuni, per mancanza di competenze specifiche o per l’assenza di collaborazione con le associazioni protezioniste preferiscono, anziché costruire nuovi rifugi, convenzionarsi con i privati per l’accalappiamento e la custodia dei randagi. Con questa consuetudine si sta diffondendo un vero e proprio business dei cani randagi che vede allevatori, pensioni e improvvisati “imprenditori”, senza scrupoli né amore per gli animali, impegnati nell’aggiudicarsi le convenzioni con i Comuni e le Asl. Un’alternativa può essere rappresentata dal coordinamento tra i Comuni e le Asl per costruire canili consortili, i cui oneri di edificazione vengono ripartiti tra le amministrazioni e la cui gestione è assicurata dal volontariato. La struttura deve rispettare criteri minimi per la tutela del benessere fisiologico, ecologico ed etologico dei cani ospitati. Conciliare il benessere animale con l'urgenza di contenere i costi è possibile. Il criterio base per la realizzazione di un canile è avere un ambiente il più possibile naturale, riducendo al minimo le zone cementificate. L'ambiente deve fruire di una corretta gestione igienico-sanitaria, onde allontanare odori sgradevoli, curando particolarmente gli animali, puliti e in buono stato di nutrizione. Il canile avrà pertanto alcune strutture murarie, l'area ricovero degli animali, il resto area verde (prato, sentieri). Gli animali dovranno godere di ricoveri adeguati, ma altresì di poter uscire dai ricoveri per lo meno due volte al giorno. Infatti obiettivo primario di una corretta gestione è impedire la carcerazione di questi animali, ancorché in ambienti adeguati.

3. L’infermiere veterinario Nel controllo della gestione delle aree di accoglimento degli animali riveste particolare importanza la scelta e la formazione degli operatori e volontari. L'introduzione di una nuova figura professionale, quella dell'infermiere veterinario, permetterebbe un completamento delle figure professionali impiegate oltre lo zooiatra. A tal fine il Comune ha un compito di promozione di queste figure professionali, tramite l'organizzazione di corsi professionali finalizzati a questo scopo.

4.Randagismo, stato di famiglia e commercializzazione Inserire gli animali domestici nello stato di famiglia permetterebbe di assicurare un’assistenza coperta da un contributo minimo da versare al Comune in base al reddito delle famiglie che permetterebbe di predisporre un programma di assistenza mutualistico, avvalendosi di veterinari preposti alle convenzioni per la lotta contro l’abbandono (servizio sanitario veterinario convenzionato). Per tentare di risolvere il problema a monte bisognerebbe far sì che i cittadini diventassero proprietari di cani e gatti in maniera più consapevole, ostacolando l’acquisto fatto a cuor leggero, disincentivando la vendita spregiudicata di animali. Il Comune può sollecitare la Regione nella sua funzione legislativa, per l'approvazione di una legge che impedisca l’importazione di cuccioli di animali dall’estero al di sotto dei 90 giorni. Questi cuccioli, che arrivano piccolissimi (quasi sempre al di sotto dei tre mesi) nei mercati e nei negozi italiani costituiscono il perno del florido mercato di animali da compagnia e che, tramite acquisti non ponderati e viziati dalle mode del momento, inducono all’abbandono e ingrossano le fila del randagismo. Anche dal punto di vista della commercializzazione di animali si possono adottare misure per mettere freno alle Fiere espositive (Fiera del cucciolo, mondo cucciolo, cucciolandia, mostra del cucciolo, etc) che si presentano nelle piazze di vari comuni d’Italia. Gli animali in mostra e in vendita, provengono generalmente dall’estero, in particolare dai paesi dell’est. Moltissimi di questi animali una volta comprati si ammalano e una percentuale considerevole muore. Uno dei principali motivi è la debilitazione, che porta poi all’insorgere di gravi patologie, dovute al prematuro allontanamento dei cuccioli dalle madri e dall’allattamento naturale, senza tenero conto dell'effetto deleterio del trasporto sull’integrità fisica dell'animale, specie se cucciolo. Il Comune può ostacolare questo fenomeno, favorendo l'accoglienza e l'adozione di animali provenienti da strutture rifugio e negando gli spazi espositivi alle mostre mercato di animali, come già fatto in altri comuni italiani. Un'altra misura potrebbe riguardare l'innalzamento dell'età commerciale dei cuccioli a due/tre anni, per ridurre l’appetibilità dei cuccioli del così detto mercato “facile", coinvolgendo anche la Regione per un regolamento di più ampio respiro e portata territoriale. Infine la diffusione commerciale di animali esotici non è concepibile. Inseguire la moda di diffusione commerciale di animali importati e venduti, come le tartarughe americane, le nutrie, i furetti che vengono poi regolarmente abbandonati appena creano fastidio in casa, portano oltre che alla sofferenza di questi animali anche un forte dissesto biologico con la fauna preesistente sul territorio. A tal proposito è necessario un inasprimento delle sanzioni a chi abbandona questi animali.

5. Spazi urbani riservati agli animali Aumentare le aree per animali predisposte alla balneazione e i parchi pubblici o aree verdi con relative strutture adeguate. Un esempio di area dove realizzare strutture di questo tipo è la spiaggia di Sturla dove ci sono gli spazi sufficientemente adeguati per gli animali. Tali spazi dovrebbero essere estesi anche nelle aree commerciali (es. Fiumara o zona Campi), dando la possibilità di adattare spazi interni ai centri, tramite box e/o recinzioni, adatti ad accogliere gli animali con un servizio di assistenza incentivando forme di lavoro come il dog-sittering.

6 . La polizia ecozoofila e il controllo sul territorio Ai fini dei controlli e delle verifiche, una circolare del Ministero del 5 maggio 1993, citando il decreto del Presidente della Repubblica del 31 marzo 1979, ricorda che Comuni sono i soggetti pubblici deputati in via generale alla protezione degli animali in ogni impiego sul proprio territorio, suggerendo ai Comuni stessi di ricorrere a tutte le risorse disponibili, comprese le associazioni di volontariato, nonché alle guardie zoofile. Le associazioni protezioniste non sono né soggetti pubblici né organi di polizia giudiziaria e che quindi non possono effettuare controlli e ispezioni con i propri volontari se questi non sono accompagnati da ufficiali dell’Asl, da delegati del Comune o da agenti di polizia giudiziaria. Il riconoscimento della polizia eco-zoofila come corpo di polizia e non come ente di volontariato, permetterebbe al Comune di avere una politica di tutela e vigilanza maggiore e permettere di inasprire sia le sanzioni pecuniarie amministrative sia i reati penali con l’aumento della pena detentiva. Per legge gli stabilimenti utilizzatori di animali da esperimento (laboratori, ospedali, centri di ricerca, aziende farmaceutiche, stabulari) devono comunicare la propria attività alla prefettura, al servizio veterinario dell’Asl e al Comune. Dal 1991 i canili pubblici (in base alla legge 281/91) non possono cedere cani e gatti ai laboratori. Gli animali da esperimento devono tutti provenire da appositi allevamenti, devono quindi esistere regolari fatture di acquisto e bolle di scarico o consegna. Gli animali liberi o randagi non possono essere catturati per la sperimentazione. E’ doveroso un accenno alla Legge 413 del 12 ottobre 1993 (“Norme sull’obiezione di coscienza alla sperimentazione animale", Rocchi, Apuzzo e Procacci) che consente agli studenti universitari di dichiararsi “obiettori di coscienza” alla sperimentazione animale e non partecipare alle prove di laboratorio sugli animali senza per questo subire alcuna ritorsione o valutazione negativa. La legge è poco conosciuta e per nulla divulgata. Per quanto riguarda il web e l’immissione di filmati inerenti al maltrattamento di animali bisogna aumentare il controllo della polizia postale nella visione di filmati e materiale presente in rete. Oltretutto i proventi delle multe/sanzioni provenienti dalla vigilanza eco-zoofila potrebbero essere investiti, in accordo con le Asl, per gli animali sul territorio e le strutture che li ospitano.

7. I progetti nelle scuole Un ambito di grande importanza riveste l’educazione delle giovani generazioni ad un corretto rapporto con gli animali. Così diventa importante che nelle scuole di ogni ordine e grado si discuta del rispetto per gli animali, della loro sensibilità e sofferenza, dei loro diritti non possono impedire che nella scuola si affrontino apertamente e senza ipocrisie le questioni della convivenza con le altre specie. Vanno in questo senso il kit per le scuole elementari della Regione Lombardia (lucidi, schede, libri, audiovisivi, rivolti agli alunni ed alle insegnanti e il coinvolgimento dei veterinari delle ASL negli interventi didattici) e l’accordo stipulato dai Ministeri della Pubblica Istruzione e dell’Ambiente per la promozione di specifici corsi nelle scuole sulla tutela dell’ambiente e sulla conoscenza e sul rispetto degli animali. Accordi simili sono stati stipulati dal Ministero della Pubblica Istruzione con Associazioni animaliste per la ‘‘divulgazione nelle scuole di una cultura animalista’’. Gli I.R.R.S.A.E. ed i Provveditorati possono svolgere un ruolo di promozione e di coordinamento di queste attività. La nostra proposta è di sviluppare all’interno delle scuole del Comune di Genova una campagna di sensibilizzazione e raccolta di beni alimentari, a tutti i livelli scolastici, per favorire la conoscenza dei temi del mondo animalista. Le campagne informative promosse hanno il compito prioritario di informare gli studenti delle scuole dell’obbligo sull’impegno che comporta il mantenimento di un cucciolo, disincentivando acquisti poco consapevoli ed incentivando le adozioni nei canili-rifugio.

8. Il ruolo della P et Terapy Il Comune può farsi promotore di iniziative di Pet terapy, ovvero della presenza “terapeutica” degli animali per persone sole, anziani, portatori di handicap. Da molti anni studiosi e scienziati hanno dimostrato gli effetti benefici sulla psicologia e sulla salute di determinate categorie di persone della presenza degli animali da compagnia. Nella promozione di iniziative di Pet terapy” bisogna evitare la strumentazione degli animali in quanto esseri viventi e non oggetti. Pertanto la promozione di questo iniziativa deve prevedere il coinvolgimento degli operatori del settore per sviluppare al meglio questa tipologia di terapia, come sperimentato dalla lASL di Bergamo che ha avviato un programma di convivenza tra anziani ricoverati nelle case di riposo e gli animali domestici. Molte persone anziane hanno come unica compagnia un gatto o un cane, così come molti gatti liberi, piccioni, cani abbandonati e randagi trovano spesso il conforto di persone anziane sole. Le strutture di ricovero per anziani, potrebbero avviare progetti di Pet Terapy anche nel nostro Comune, studiando attentamente tutte le possibili varianti, le compatibilità tra animali, il loro corretto trattamento e la sistemazione in caso di scomparsa dell’anziano. La collaborazione con gli addetti al settore (volontari, veterinari, guardie eco-zoofile) saranno di supporto per la ponderazione delle scelte da fare.

9. Un circo sostenibile Le esibizioni di animali in spettacoli circensi rappresentano forzature etologiche e maltrattamenti. In questo senso in Parlamento sono state presentate alcune interessanti proposte di legge che puntano a superare l'impiego di animali al circo salvaguardando, oltre agli animali stessi, l’occupazione degli addetti del settore. Spesso al circo si affianca lo “zoo ambulante” per cui gli animali vengono anche mostrati a pagamento al pubblico, rinchiusi in celle anguste. I consigli comunali possono adottare delibere che ostacolino l’attendamento in città di spettacoli viaggianti con al seguito animali. La formulazione della bozza di delibera non accenna ai “circhi equestri” poiché questi sono tutelati dalla legge n. 337 del 1968. Alcune delibere di Comuni attenti alla tematica sono state respinte dal Tar di Trento con la sentenza n. 33 del 1994 proprio perché in contraddizione con la succitata legge. Si propone quindi un testo che abbia tutte le caratteristiche di regolarità formali per essere approvato dal consiglio comunale. Spesso, vietare l’attendamento dei circhi con animali, è l’unica forma concreta per impedire il traffico clandestino di animali esotici destinati ai tendoni, gli addestramenti cruenti e il continuo ricambio degli animali dei circhi.

10. La scelta vegetariana nei luoghi pubblici Il famoso detto di Kellogg, Non mangerò mai nulla che abbia avuto gli occhi, per i vegetariani italiani non è scelta facile da adottare al di fuori delle mura domestiche. Mense, ospedali, caserme, autogrill e ristoranti sono spesso non attrezzati per tutte le richieste. Nel 1993 fu presentata alla Camera dei deputati una proposta di legge per garantire la scelta vegetariana in mense e luoghi di ristoro pubblici e privati, a cui ad oggi non è ancora stato dato seguito. Il Comune può comunque dare il suo contributo in tal senso favorendo la presenza di cibo sano, di prodotti provenienti da agricoltura biologica e l'alternativa vegetariana nelle mense pubbliche e nelle refezioni scolastiche, presentendo apposite mozione in consiglio comunale.

venerdì 23 marzo 2012

Il valore del lavoro


Il termine ”lavoro” costituisce l’anagramma quasi perfetto del termine “valore”. Il valore del lavoro dunque, quello inscindibilmente legato alla dignità della persona, quello con cui ci si identifica immediatamente tanto che nel linguaggio naturale si usa dire “Sono medico” oppure “Sono studente” o ancora “Sono operaio”.

Disoccupazione, non-lavoro, significa quindi perdita dell’identità soggettiva, mentre il termine precarietà fa rima con identità evanescente e instabilità emotiva e sociale.

L’attacco del sistema all’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori è un attacco ad un sistema valoriale che non si deve mai dare per scontato, è un attacco allo stesso concetto di dignità umana, è un attacco ai sacrifici e al sangue versato nelle fabbriche, nelle miniere, sulle strade, dalle migliaia di vittime sacrificate in nome del profitto e del capitalismo becero e ignorante, quello stesso che ha ormai dimenticato che la fonte del suo profitto sta nella capacità economica di chi lavora.

A distanza di 120 anni dalla fondazione del Partito Socialista a Genova i problemi sembrano i medesimi che hanno portato alla sua costituzione. Le conquiste stanno ormai per essere azzerate, per questo occorre nuovamente affermare con forza e ostinazione i valori del socialismo autentico: il valore del lavoro!

Sostieni alle prossime amministrative Marco Doria e VOTA PSI !

Paolo Malerba

domenica 18 marzo 2012

Rizzotto assassinato anche perché socialista

Dopo l'imponente manifestazione di ieri tenutasi a Genova contro ogni mafia riportiamo

Dal blog del Partito Socialista pugliese

Caro direttore, io non ho ancora visto il film «Placido Rizzotto» di Pasquale Scimeca e non posso dare un giudizio sull’opera, ma sono uno dei pochi sopravvissuti che ha conosciuto Rizzotto (in quegli anni ero segretario della Cgil siciliana) e con lui ebbi rapporti intensi, a Corleone e a Palermo, fui io a commemorarlo nella sua città. Le scrivo perché mi ha stupito la risposta del regista ad Ottaviano Del Turco (mi riferisco al «Corriere della Sera» di ieri) il quale faceva notare che nel corso del film non si dice mai che Rizzotto era socialista. La risposta di Scimeca è questa: «Non mi sembra così importante chiarire l’appartenenza ad una sigla». Il Psi non era una sigla e per ricostruire una storia l’appartenenza politica non è irrilevante anche perché - ecco il punto - se il regista avesse letto la relazione di minoranza alla commissione antimafia (febbraio 1976) redatta da Pio La Torre, forse non avrebbe risposto così. Infatti La Torre scriveva: «Nel corso della campagna elettorale (1948) furono commessi alcuni dei più efferati delitti di mafia contro esponenti del movimento contadino. Voglio ricordare in modo particolare tre episodi: Placido Rizzotto a Corleone, Epifanio Lipuma a Petralia, Cangelosi a Camporeale, dirigenti contadini di queste 3 zone fondamentali della provincia di Palermo, e socialiste. Perché tra i socialisti? Gli assassini si susseguirono a distanza di giorni. Vi era stata la scissione socialdemocratica e il movimento contadino restava, invece, unito; occorreva dunque dare un colpo al movimento e la mafia sviluppò una campagna di intimidazione verso i dirigenti socialisti». Se l’analisi di La Torre era giusta, l’appartenenza non era irrilevante. Lo stesso La Torre in quella relazione ricorda che nel processo contro gli assassini di Rizzotto l’imputato Luciano Liggio venne difeso da un avvocato del Psdi, Rocco Gullo. E, aggiungo io, la parte civile fu sostenuta da un avvocato socialista turatiano, Francesco Taormina. Un segno dei tempi. Ma la storia è questa.

Emanuaele Macaluso

sabato 17 marzo 2012

Elezioni Comunali di Genova 6/7 Maggio 2012


Programma della Federazione Provinciale Genovese del P.S.I.


Un velo di mistero ormai circonda il fare della Pubblica Amministrazione.
La tanto acclamata semplificazione o lo strombettato federalismo non sono riusciti ad avvicinare le istituzioni ai cittadini semmai hanno reso il tutto meno chiaro e fruibile alla comunità che nella maggior parte dei casi non conosce i propri diritti di studente, lavoratore, pensionato e soprattutto cittadino. Emblematico è il caso di molti servizi pubblici dove la parola “cittadino” è stata sostituita da quella più lusinghiera di “utente” o peggio da quella di "cliente".
Il primo passo da compiere è cambiare il Paese dandogli una cosa sola ma molto importante: la prospettiva, cioè un quadro di quello che potremmo diventare in futuro se solo cominciassimo a svoltare e fare le scelte giuste.
Un esempio per tutti: si è molto parlato della realizzazione delle aree metropolitane e dell’accorpamento, se non dell’abolizione, di molte Province e piccoli Comuni. Vogliamo che Genova diventi la prima area metropolitana ad essere realmente istituita. Il secondo passo riguarderà i Comuni, in special modo quelli dell'entroterra, al fine di soddisfare meglio la domanda dei cittadini presenti sul territorio per quei servizi che, allo stato attuale, risultano troppo onerosi.
Il PSI vuole segnare un punto di discontinuità con la politica italiana di oggi. Il nostro programma non è un assemblaggio di promesse non mantenibili o di frasi di circostanza o di costose proposte con conseguenti sanguinose operazioni di amministrazione pubblica.
Quello che si propone è una svolta politica imperniata su una merce rara, ancora non soggetta alle fluttuazioni del mercato finanziario: la forza e l’etica del cittadino. Discutere i principi, le regole e le azioni per guardare un futuro modello di vita e organizzazione politica e sociale che dia una risposta all’illusione e all’apatia nelle società del consumo diffuso in cui il diritto è diventato un lusso.
Quello che vogliamo intraprendere è un viaggio oltre le colonne d’ercole della contemporaneità. Il punto di partenza è il rilancio di un’etica socialista il cui perno è l’individuo protagonista dell’etica politica. L’insieme degli individui, attori della politica nella collettività, può conseguire un futuro se vengono governati e incentivati alla costruzione di fatti e avvenimenti valutati non più in termini di Prodotto Interno Lordo ma di Benessere Interno Lordo (B.I.L.).


La politica con la P maiuscola

Una società costruita sul B.I.L. non può che essere una società che - nel valorizzare e rispettare l’individuo e le sue aggregazioni - necessità dell’esercizio della politica nella sua più alta funzione di governo delle persone. Il B.I.L., infatti, è innanzitutto un indicatore politico. Perché solo la politica può permettere di ristabilire l’idea di benessere tramite le istanze sociali e ambientali.
La politica oggi è il concetto più lontano dall’idea del singolo organizzato per la costruzione e lo sviluppo di una comunità. Chi intraprende attività politica lo fa’ al fine di soddisfare un bisogno individuale, per promuovere nel più breve tempo possibile interessi personali.
L’impegno politico, in quanto etico e laico, deve essere concepito come organizzazione di consenso e dissenso per la definizione delle scelte e delle strategie per lo sviluppo delle potenzialità del cittadino e l'annullamento delle volontà di resistenza contro una democrazia sociale e liberale, progressista e riformatrice, capace di sviluppare l'individuo e la collettività nello spirito dell'art. 3 della Costituzione della Repubblica.
La Pubblica Amministrazione, specialmente quella locale, deve essere percepita dal cittadino come punto di forza e non di debolezza, in una funzione di tutela e non di vessazione. Le Istituzioni hanno il compito di creare i presupposti migliori per lo sviluppo delle attività e per l'assistenza del cittadino nei momenti di difficoltà. Allo stato attuale, invece, la Pubblica Amministrazione è un sistema nemico del cittadino, pronto a punire anche le distrazioni dei più deboli, ma capace di chiudere gli occhi sulle infrazioni pantagrueliche dei potenti, in attesa del varo del successivo condono che le accomodi. Per non parlare poi del sistema dell'imprenditoria privata con il denaro pubblico, che permette di spendere denaro pubblico per avere guadagno privato.
Non deve essere più concesso un solo euro di denaro pubblico che non abbia riflesso sulla comunità di riferimento. Lo scopo dell'investimento pubblico non può basarsi solo su parametri quantitativi, come deficit o P.I.L., ma deve allargare la prospettiva a parametri qualitativi come il benessere che un’attività economica porta al territorio, tenendo conto anche dell’utilità e dell'impatto sociale e ambientale dell'attività stessa.
La soluzione alternativa, infatti, non è nei tagli indiscriminati alla spesa pubblica, ma la sua razionalizzazione, finalizzata alla produttività e alla valutazione globale del risultato collettivo per tutti i ceti sociali e per tutte le categorie, dal punto di vista del risultato economico dell’investimento in diritti e servizi. Bisogna rovesciare la logica attuale dell’”intrattenimento” a tutti i costi: prima i servizi fondamentali - scuola, trasporto, sanità e sicurezza - e poi l’intrattenimento.
E anche se nel periodo non facile della congiuntura economica le sirene lanciano ogni giorno l'allarme della crisi, noi ci contrapponiamo chiedendo ai governi locali di assicurare ai cittadini quei diritti e servizi per cui sono stati eletti a governare.


Il Comune Progettista Collettivo

Un cardine della politica locale dovrebbe essere la valorizzazione della democrazia assembleare nei governi locali, con un rafforzamento delle funzioni di programmazione, progettazione e controllo, nonché di analisi e di conoscenze, delle assemblee elettive rispetto alla solitudine esclusiva del leader dell'Ente, eletto direttamente.
Questo da origine a una figura di "dominus" di giunte di tecnocrati di esclusiva nomina e totalmente dipendenti dal capo dell'esecutivo, che spesso sfugge a quella visione d'insieme che soltanto un "parlamento" e le forze politiche, culturali, sociali e sindacali possono portare a felice sintesi di blocchi sociali.
Si va, infatti, consolidando un fenomeno di "leaderato" che corrisponde a nessun partito, nessuna corrente, ma a gruppo di potere, anche tecnocratico, consolidato da staff e consulenze, nonché da filosofie di tipo privatistico.
La nostra proposta per uscire da questo stato delle cose è l’impiego di un nuovo metodo di lavoro proprio a partire dalla funzione/attività del Primo cittadino sia nella definizione del programma, sia nel procedimento di attuazione del BIL. D’altronde il Sindaco è espressione di una cittadinanza che lo elegge scegliendo l’immagine di città da lui proposta e il cui consenso elettorale, ottenuto anche
tramite il meccanismo del voto disgiunto, non può non essere basato su un consenso trasversale agli schieramenti partitici.
Bisogna tenere conto che né il programma del Sindaco, né gli assessori da lui nominati, vengono approvati dal Consiglio comunale, nei cui confronti, peraltro, il Sindaco ha una possibilità di “moral suasion” attraverso l’ipotesi di dimissioni e conseguente scioglimento del Consiglio comunale stesso. Alla luce di ciò è determinante che il Sindaco diventi l’autorità stessa garante del BIL cittadino, trasformando un programma di coalizione in statuto collettivo dell’intera cittadinanza.
Naturalmente questo diverso metodo culturale e politico, espressione del Sindaco, comporta una ristrutturazione della macchina comunale, coinvolta in quanto sistema di pubblica amministrazione, mediante l’introduzione del lavoro di gruppo a tutti i livelli di organizzazione del lavoro. L’esistenza di questa struttura/organizzazione comunale è propedeutico alla creazione di un nuovo punto di contatto fra governo locale e cittadini, un tempo garantito attraverso la mediazione dei partiti politici nelle collettività locali, attraverso la partecipazione di iscritti, militanti e simpatizzanti all’elaborazione delle problematiche di competenza dei governi locali nel campo dei servizi(servizio pubblico di trasporto, salute, mobilità, risorse culturali, orari della città).
Oggi diventa indispensabile una nuova forma di partecipazione diretta attraverso l’istituzione di Autorità di Garanzia dal basso, superando la proliferazione disperata dei Comitati, strumento di tutela del principio costituzionale dell’eguaglianza delle condizioni di partenza, requisito fondamentale per essere “cittadino di uguaglianza”: Autorità di garanzia, tutte da “inventare”, con cui si vada a realizzare un recupero di presenza e coscienza dei partiti in assoluto e a fronte dei “leaderati” e che siano espressione selezionata di liberi cittadini, sindacati di lavoratori e datori di lavoro, associazioni, ordini professionali, Università.
Oltre a questa tipologia si propone l’introduzione di Autorità di garanzia in grado di accogliere il bisogno sociale delle fasce di popolazione più deboli - poveri, anziani, bambini, animali, malati - perché prive degli strumenti economici e relazionali necessari a soddisfare anche bisogni primari. I valori a cui si dovrebbe ispirare l’Autorità di garanzia solidale sono lo sviluppo dell’equità e della solidarietà per le fasce oggi emarginate, sviluppando parallelamente il coordinamento della moltitudine di movimenti e di associazioni di volontariato presenti sul territorio, sostenendone l’attività nella ricerca dei bandi e nella presentazione dei progetti.
Per dare sostenibilità finanziaria all’attività dell’Autorità di garanzia solidale si possono impiegare,direttamente - come strutture dove ospitare i bisognosi o comunque mettere a disposizione della collettività per finalità sociali - o indirettamente - alienando parte di essi per finanziare progetti a scopo sociale -gli immobili di proprietà comunale, o comunque pubblici, oggi inutilizzati o
utilizzati parzialmente. Questa tipologia di gestione valorizzerebbe il patrimonio immobiliare dando risposta alle crescenti istanze sociali.



Un Comune per il Lavoro: un Lavoro per il Comune.

Il problema dell’occupazione è ormai dilagante in una congiuntura economica che non consente non solo la massima occupazione, ma nemmeno un ricambio generazionale dei lavoratori. Da un lato, si è allungata ulteriormente l’età pensionabile, soprattutto a fronte di un aumento della durata della vita, dall’altro non si pensa a progettare nulla per le nuove generazioni.
Bisogna di nuovo legare il concetto di lavoro a quello di dignità e a quello di persona.
Il Comune di Genova, ai sensi del proprio Statuto all’art. 3, agevola l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro, con particolare attenzione ai soggetti più deboli, promuovendo la cooperazione.
Fino ad oggi le competenze maggiori in tema di lavoro sono state attribuite all’ente regionale e a quello provinciale, ma ora il Comune non può solo rimanere fermo a guardare. Occorre che la “macchina pubblica comunale” si metta in moto per prevenire gli effetti deleteri che la disoccupazione produce nella città.
Se è vero che il Comune ha poche competenze in questo tema è anche vero che attraverso i suoi servizi è costretto a colmare i vuoti che la mancanza di una vera politica del Lavoro produce.
Il Comune può e deve fungere da pungolo nei confronti degli altri enti magari attraverso un tavolo di confronto continuo con la Regione, la Provincia e perché no anche con le parti sociali, tra cui quindi associazioni di categoria e soggetti sindacali.
Certo, per attribuire al Comune un ruolo diverso in tale ambito diventa determinante la realizzazione dell’Area Metropolitana genovese, alla quale potrebbero essere trasferite le competenze ora in capo alla Provincia.
L’Area Metropolitana non potrà che avere una funzione di programmazione, di monitoraggio e perché no anche di stimolo del mondo del lavoro magari attraverso la riabilitazione del ruolo dei centri per l’impiego, rispetto al fenomeno prevalente delle Società interinali di “erogazione” del lavoro.
Si potrebbe ad esempio fin da ora cercare di capire come le agenzie interinali operino all’interno del territorio, con quali modalità e con che finalità.
Un cambiamento di rotta può essere rappresentato dall’instaurazione di un processo circolare al cui interno un lavoratore si sposta da un punto all’altro attraverso un percorso di formazione continua che crei effettivamente un sistema di crescente sapere professionale del lavoratore, che così disporrà di solide basi da cui ripartire con una nuova occupazione e con ricadute sul territorio comunale.
Ecco l’idea di fondo è sicuramente anche in questo aspetto quella di un Comune che non subisce solamente le decisioni di altri, ma che si fa promotore delle proprie idee, insomma un Comune che diventi soggetto attivo in grado non solo di sopperire ai bisogni primari del cittadino, ma che sia qualcosa in più: portavoce del cittadino presso enti a lui sovraordinati; sostegno per il cittadino in difficoltà; artefice primo e reale dei cambiamenti che più interessano tutta la popolazione Genovese.


L’impresa sociale

Finanziare in modo costruttivo il settore sociale, o terzo settore, potrebbe essere il modo per mantenere i servizi, soddisfare un bisogno e creare posti di lavoro. La condizione necessaria per uno sviluppo del settore è superare l’idea che Stato Sociale sia uguale ad assistenzialismo. L’individuo non deve essere assistito ma agevolato.
E’ vero che al momento gli Enti pubblici sono in difficoltà per via dei tagli dei fondi statali e sempre più spesso si affidano al mondo del volontariato per soddisfare una domanda crescente di servizi alla persona. Di per sé non è un fattore ostativo trovare soluzioni diverse a problematiche costanti.
Ma bisogna andare oltre creando una Governance di controllo pubblico che introduca altre realtà diverse dal volontariato, siano essi cooperative o imprese sociali.
Con questo non si intende basare il servizio sulla logica dei bilanci ma stabilire il livello qualitativo che deve essere garantito al cittadino. Uno dei modi potrebbe essere cambiare il modo di finanziare tale settore con un maggiore sforzo pianificatorio, capace di garantire il servizio dove c’è realmente il bisogno di esso, trovando le forze già presenti sul territorio in grado di soddisfare una domanda che altrimenti andrebbe disattesa.
Il settore delle cooperative ha compiuto in questi anni un percorso di crescita senza precedenti. La bassa specializzazione che una volta segnava il mondo cooperativo oggi diventa l’arma in più per soddisfare la società fluida. La capacità di risposta in tempi brevi ai cambiamenti permetterà di dare funzione e dignità a questo gruppo di lavoratori, nella convinzione, peraltro, del bisogno di
investimenti nel settore per finanziare la professionalità e per stabilizzare le forze impiegate dando continuità nel cambiamento.
I dati parlano di un terzo settore in crescita completamente contro tendenza rispetto all’andamento generale dell’economia. L’impresa sociale crea professioni sociali capaci di soddisfare bisogni sociali. Il che non vuol dire lavorare senza tenere conto del flusso monetario generato ma svincolare l’attività lavorativa e il servizio erogato dalla corsa al ricavo. Disciplinare il terzo settore e capirne le differenze permette di evolvere dal no profit al not for profit.


Una regia pubblica contro la povertà

Negli ultimi anni il lenimento della sofferenza sociale è stato affidato alla liberalità di soggetti religiosi, siano essi istituti o opere pie o gruppi di volontari.
Meritorio e nobile è l’intervento di tali organizzazioni, ma è evidente l’assenza del soggetto pubblico, che dovrebbe coordinare e indirizzare, qualora egli stesso non riuscisse a rispondere a tali esigenze in modo diretto, l’attività di questi gruppi.
Detto soggetto potrebbe interagire con soggetti privati, ONG, terzo settore, in tutte le sue articolazione, al fine di generare progetti di sviluppo e rafforzare la rete pubblica di solidarietà.
L’Integrazione sociale passerebbe così attraverso una Regia Civica Condivisa, sotto l’attento e vigile controllo e impulso della già citata Autorità di Garanzia Solidale, finalizzata al reperimento di risorse (Comunità Europea, bandi internazionali, fondazioni privati, sponsor, ecc. ) mettendo anche a disposizione – ad esempio – edifici inutilizzati nella disponibilità delle organizzazioni del terzo settore al fine di evitare esclusione sociale e costruire case famiglia, alloggi di transito, baby parking e quant’altro possa servire a dare a questa città gli spazi e le possibilità per aiutare i genovesi più in difficoltà.


La produzione di ambiente

Il PSI crede nell’importanza di ripensare l’organizzazione del territorio. Non più una struttura monocentrica, con il collasso del centro e la deriva delle periferie, ma una rete di luoghi la cui importanza è rappresentata dalle connessioni e dai collegamenti con i centri territoriali.
Questo schema comporta una progressiva decentralizzazione dei servizi a ognilivello: da quello energetico (con lo sviluppo delle energie rinnovabili) ai trasporti (con la creazione di ATO del trasporto locale), dall’istruzione ai servizi sociali.
In questo contesto anche le infrastrutture sono chiave di volta per tale riorganizzazione. Le discussioni sull’opportunità di opere quali il Terzo Valico o la Gronda della Valpolcevera sono vaneggiamenti che nulla apportano al quadro d’insieme. L’errore è nell’idea che si debba essere, a priori, pro o contro qualcosa.
L’organizzazione territoriale deve ricalcare in parte il funzionamento del WEB dove l’importanza dei centri (hub territoriali) è data dal numero e dalla qualità delle connessioni che ogni nodo della rete ha con l’esterno.
I centri di questa rete sviluppano un nuovo sistema in cui non esiste più la periferia perché tutto è centro e periferia allo stesso tempo. Un territorio così organizzato permette uno sviluppo e uno sfruttamento del territorio più omogeneo, ottimale rispetto a quelli che sono gli equilibri naturali e i carichi antropici sopportabili.
Un approccio al problema può essere trovato nella teoria dell’ecologia sociale che individua nelle municipalità il punto di partenza dell’onda verde, quale livello più vicino al cittadino. L’idea riprende nella sostanza, ampliandolo e modificandolo, il principio di sussidiarietà a cui si voleva ispirare l’Unione Europea, secondo cui i governi centrali sono necessari per l’attuazione del mutamento, finanziando anche attraverso un’imposizione fiscale di equilibrio sociale, un livello minimo che garantisca un’equità nelle condizioni di partenza. Ovviamente esso non può prescindere dal coinvolgimento del livello più basso dell’organizzazione sociale, quello da cui provengono tutti i cambiamenti.
La risposta del PSI è uno sviluppo dell'economia condotta con la filosofia del maggese: una politica economica che preveda investimenti nei diversi settori produttivi e che permetta la differenziazione
dell’economia ligure. Come in passato diverse colture hanno permesso di sopperire ai periodi di carestia, così oggi diversi settori economici attivati possono sopperire di volta in volta alla crisi o alla decrescita di un settore.
Alcuni esempi possono riguardare lo sviluppo del settore primario attraverso produzioni biologiche o con certificazione ambientale. Produzioni di nicchia che permettano allo stesso tempo il mantenimento di un territorio che frana sempre di più verso il mare.
Il settore secondario deve puntare sull’eccellenza e sulla Green Economy. L’ITT e il richiamo di imprese sul territorio che abbiano come “core business” una filiera per il riciclo dei materiali raccolti o la produzione di alta tecnologia. Questi sono i settori in cui bisogna credere per dare nuova spinta e nuova crescita occupazionale.
Diventa indispensabile la stretta connessione tra i saperi universitari e il mondo della produzione, in ambo le direzioni: sia come partecipazione dell'Università allo sviluppo tecnologico e scientifico delle aziende, sia come finalizzazione da parte del mondo dell'impresa delle ricerche in campo universitario.


Il B.I.L. e la Resilienza

Il Benessere Interno Lordo è il “fil rouge” delle tematiche esposte nei paragrafi precedenti.
Il B.I.L. non è costruito solo sulla base di indicatori economici, ma è basato su una struttura caratterizzata dai valori e dagli indicatori sociali e culturali della comunità di riferimento. Il benessere è la creazione di conoscenze che utilizzino la produzione e la tecnologia, ma non con la finalità di consumo o di mero sviluppo materiale delle stesse.
Il B.I.L. - nell’essere un indicatore statistico rigorosamente costruito (ISTAT) - è, però, un nuovo modo di organizzare la vita di una comunità per raggiungere un equilibrio e una maturità, che noi chiamiamo resilienza, frutto del momento storico e dello stato delle collettività. La logica della resilienza – come in psicologia per i singoli individui – definisce la capacità di reazione, assorbimento e adattamento di una comunità alle sollecitazioni sociali, culturali ed economiche,
senza mutarne la struttura identitaria determinata dal B.I.L.
Il B.I.L. come fatto politico non è un mero indicatore economico di produzione e di crescita come il P.I.L., ma è un sistema di governo programmatico decentrato sul territorio ed è espressione di produzione, ambiente, cultura, socialità che costituiscono lo statuto di una collettività la cui esistenza è condizionata e garantita dalla resilienza.
BIL e resilienza sono strettamente connessi, interdipendenti, poiché il B.I.L. riguarda l’aspetto politico-economico-culturale di una comunità, mentre la resilienza riguarda l’aspetto sociologicoculturale.
Senza la resilienza una società non ha la capacità di assorbire o respingere per difendere lo statuto delle collettività che è rappresentato dal B.I.L. Viceversa senza il B.I.L. la stessa Società è orfana del patto politico capace di tenerla insieme.
L’applicazione del BIL nell’amministrazione pubblica determina:

- un governo che indirizza e sviluppa il capitale umano dell’area di competenza, non come “Enti impresari” che diffondono finanziamenti a pioggia ma stimolando le energie interne alla società;

- una politica locale in cui si favorisce lo spostamento delle persone e si riduce quello delle merci, favorendo la produzione di filiera corta, aprendo e riscoprendo, anche parzialmente,attività oggi marginali come l’agricoltura e l’artigianato;

- instaurazione di rapporti commerciali basati su aree fisiche e geografiche omogenee e non sui confini amministrativi, creandosi, peraltro, un ruolo di punta di Genova nel bacino Mediterraneo, non solo come porto commerciale ma come punto di riferimento politico e culturale.