lunedì 23 luglio 2012

Marco Doria "Lo schieramento per le prossime politiche deve essere quello che in Francia ha fatto vincere Hollande"

Firenze, 20 luglio 2012

«La mia città, è un esempio di crisi acuta». Con queste parole il sindaco di Genova Marco Doria apre il suo intervento dal palco del meeting Per amore dell’Italia promossa dal Psi, dall’associazione “Spirito Libero”, dai circoli socialisti e laici. Quella Genova, città duramente colpita dalla crisi, che rappresenta un esempio dell’attacco che certe politiche di austerità portano fino al cuore del tessuto connettivo e del patrimonio del Paese, i comuni e le amministrazioni locali.

COMUNI COME TASSELLO DEL TESSUTO DEMOCRATICO - Doria ha raccontato delle difficoltà di un sindaco che si trova a dover fare i «salti mortali» per poter fronteggiare quell’austerità che «non è cieca ma è mirata e che colpisce in particolare gli enti locali nella loro capacità di erogare servizi e welfare». E il sindaco di Genova ricorda, alla platea, di come i comuni, se messi in condizione di lavorare, svolgono «funzione antirecessiva, e sono tassello essenziale del nostro tessuto democratico».


GIUSTE DOMANDE PER GIUSTE RISPOSTE – Il sindaco di Genova descrive l’emergenza dei licenziamenti che arrivano non solo da realtà private e dalle multinazionali, ma anche da strutture pubbliche come Finmeccanica che cerca di risolvere problemi di bilancio «mettendo in vendita un pezzo del patrimonio industriale del Paese». A questo si somma il problema dell’urbanizzazione che vede esplodere le richieste di edificazione di centri commerciali e residenziali che stravolgono la fisionomia stessa della città. Ma anche lo stillicidio delle piccole aziende che cadono sotto i colpi della crisi. Di fronte ad una realtà così complessa, per Doria è importante porsi le giuste domande per trovare le giuste risposte.

NUOVI VALORI E UNA NUOVA CARICA ETICA – «Una carica etica ideale e una scelta di campo, come quella di figure come Salvemini, Rosselli e Pertini è assolutamente necessaria in un momento come quello di oggi». Per Doria ci troviamo di fronte ad una crisi strutturale e non momentanea alla quale si sommano problemi profondi e difficili come quello ambientale. Il Sindaco ricorda che è «doverosa una riflessione sui modelli di sviluppo: il problema della produttività è un nodo centrale da affrontare perché il mondo è cambiato». Dobbiamo guardare alle questioni della finanza pubblica e dei suoi equilibri e non possiamo pensare che questo lo facciano i tecnici perché le loro scelte sono, in realtà, eminentemente politiche.

UN PATTO SOCIALISTA – Per Doria le domande e le risposte da cercare devono essere la base delle indicazioni sulle cose da fare, sugli obiettivi: per articolare questa risposta è necessario creare uno schieramento che si ispiri allo schieramento che ha fatto vincere Hollande in Francia. È questo lo schieramento che i socialisti immaginano: capace di dialogare con la società civile e in grado di rilanciare una proposta laica e riformista.
 
 

venerdì 13 luglio 2012

Il Lungomare di Pegli intitolato a Fulvio Cerofolini

PSI GENOVA - MERCOLEDI' 4 LUGLIO - SEZIONE PEGLI-
Il Partito socialista ha confermato l'inizio della raccolta di firme per dedicare il lungomare di Pegli a Fulvio Cerofolini, compianto e indimenticabile sindaco socialiste di Genova negli anni 80.

La sezione di Pegli si è incaricata di raccogliere le firme dei cittadini e di consegnare nelle mani del Sindaco la petizione non appena conclusa.

Firmiamo numerosi!




La città che vogliamo

La Segreteria Provinciale di Genova del Partito Socialista Italiano riunitasi 1l 12 luglio u.s. presso la sede di Pegli ha confermato la volontà di organizzare per il mese di settembre una conferenza di programma dal titolo:
Genova possibile. La città che vogliamo

Partecipiamo numerosi!

domenica 1 luglio 2012

I Socialisti genovesi non dimenticano il 30 giugno del 1960

Nel giugno del Sessanta Genova fu scossa da un violento fremito di ribellione destinato a percorrere in breve tempo, come un vero e proprio incendio, l’Italia intera da nord a sud.

Il Movimento Sociale Italiano, alla ricerca di una propria legittimazione politica, decise di organizzare il proprio congresso nazionale nella città insignita di medaglia d’oro per la Resistenza.

A presiedere il Congresso dell’MSI era stato designato l'ex prefetto repubblichino Emanuele Basile, ritenuto dai genovesi responsabile della deportazione degli operai e degli antifascisti nei lager e al lavoro forzato nelle industrie tedesche.
Tra le tante reazioni suscitate fu memorabile il comizio del 28 giugno in Piazza della Vittoria, nel quale, infiammando le coscienze dei numerosissimi convenuti, il futuro Presidente della Repubblica Sandro Pertini non esitò a bollare l’iniziativa come una vera e propria provocazione.

I genovesi reagirono d’istinto a quello che avvertirono come un insulto ai valori espressi dalla Resistenza: il 30 giugno venne così proclamato lo sciopero generale.
La manifestazione si svolse ordinatamente, vi parteciparono circa centomila persone per gridare il proprio deciso dissenso nei confronti del congresso neofascista e del governo Tambroni che lo aveva permesso.

Dopo il comizio finale, tenutosi ancora una volta in Piazza della Vittoria, il corteo si sciolse ma i manifestanti, ritirandosi, furono aggrediti da Reparti della Celere in Piazza De Ferrari.
Le Campagnole FIAT della polizia iniziarono un vorticoso carosello fin sotto i portici della piazza nel tentativo di investire i manifestanti, mentre gli agenti, sporgendosi dalle camionette, tentavano di colpire con i manganelli chi man mano aveva la sventura di capitare loro a tiro.

Non ci volle molto e la notizia dell’aggressione si diffuse rapidamente in città, per tutta risposta i camalli raggiunsero dal porto Piazza De Ferrari portando con loro i caratteristici ganci che usavano per arpionare i sacchi e le balle di merce e in breve fu scontro aperto.
Per motivi di ordine pubblico il prefetto di Genova desistette e decise di revocarne l’autorizzazione. Per tutta risposta il presidente del consiglio Tambroni ordinò la linea dura nei confronti di ogni manifestazione che si fosse tenuta in futuro.

L’epilogo di quell’inizio d’estate fu tragico: le proteste contro il governo si estesero in tutta Italia in un crescendo di tensione, poi la polizia cominciò a sparare ad altezza d’uomo: caddero così i primi morti tra i manifestanti.
Il 5 luglio 1960 la polizia sparò a Licata e uccise Vincenzo Napoli, di 25 anni, ferendo gravemente altri ventiquattro manifestanti.

Il 6 luglio 1960 a Roma, a Porta San Paolo, la polizia represse con una carica di cavalleria (guidata dall'olimpionico Raimondo d'Inzeo) un corteo antifascista, ferendo alcuni deputati socialisti e comunisti.

Il 7 luglio, a Reggio Emilia, durante uno sciopero proclamato dalla CGIL, la polizia uccise Afro Tondelli, 35 anni, sposato, partigiano della 76a Sap, segretario locale dell'Anpi.

Davanti alla chiesa di San Francesco cadde Lauro Farioli, 22 anni, orfano di padre, sposato e padre di un bimbo. Era uscito di casa con i pantaloni corti, una camicetta rossa, le ciabatte ai piedi. Ai primi spari della polizia si mosse incredulo verso i poliziotti come per fermarli questi sparano e lo uccidono a sangue freddo.

L'operaio Marino Serri, 41 anni, partigiano della 76a brigata cadde gridando "Assassini!" in direzione della polizia, stroncato da una raffica di mitra.
Un ragazzo di 19 anni Ovidio Franchi venne colpito da un proiettile all'addome. Cercò di tenersi su, aggrappandosi a una serranda e morì. Dopo la scuola di avviamento industriale era entrato come apprendista in una piccola officina della zona. Nel frattempo frequentava il biennio serale per conseguire l'attestato di disegnatore meccanico.
Cadde sotto il piombo di stato anche Emilio Reverberi, 39 anni, operaio, licenziato perché comunista nel 1951 dalle Officine Meccaniche Reggiane, dove era entrato all'età di 14 anni. Fu garibaldino nella 144a Brigata nella zona della Val d'Enza dove svolse il ruolo di commissario politico nel distaccamento Amendola. Lasciò la moglie e i due figli.
A Palermo l’8 luglio la Celere uccise Francesco Vella, organizzatore delle leghe edili, mentre soccorreva un ragazzo colpito da un lacrimogeno, Giuseppe Malleo, Rosa La Barbera e Andrea Cangitano di 18 anni. Oltre e decine di contusi ci furono 40 persone medicate per ferite da armi da fuoco.

A Catania le forze di polizia uccisero un edile disoccupato, Salvatore Novembre. Rimasto isolato venne massacrato a manganellate e finito a colpi di pistola. Altri 7 manifestanti rimarranno feriti nella medesima occasione.

Travolto da un’ondata di sdegno popolare e non più appoggiato dall’MSI, il 9 luglio, Tambroni rassegnò le proprie dimissioni nelle mani del Presidente della Repubblica Gronchi.





Oppedisano : Caro Riccardo “Paris vaut bien une messe"

di Corrado Oppedisano. Segretario Provinciale PSI - Genova


Ieri il segretario Psi della Federazione di Genova aprendo i lavori della direzione di genova alla presenza del segretario nazionale Riccardo Nencini ha affermato esplicitamente la convergenza con il segretario nazionale e la volontà di indirizzare ogni sforzo affinchè in Italia i riformisti si presentino alle elezioni politiche uniti per vincere e governare il paese. " La destra cavalca la paura, impone le decime e schiaccia la dignità delle persone, dei popoli, la Grecia sia d'esempio. I socialisti in europa offrono una speranza di ripresa al fianco delle famiglie, dei lavoratori, delle imprese, dei giovani" si guardi alla Francia con ottimismo. Oppedisano continua.. "la storia non può essere il nemico di una nuova alleanza dei riformisti in italia, il futuro e l'innovazione sono i compagni di una nuova alleanza di governo. La sinistra in italia ha un tallone scoperto, non è unita. Dare un traguardo, un sogno, una speranza all'italia significa offrire al paese una visione di unità. Solo così continua Oppedisano si risponde alla destra , all'astensionismo. La missione era è resta "portare avanti chi nato indietro soffre", i socialisti di Nenni sono questi e continuano, da 120 anni. Rinnovamento e governo, conclude Oppedisano. La storia non punisce i socialisti in italia, la politica non ha mai penalizzato i socialisti in italia. il 2013 sarà la sfida del terzo millennio. Del resto e chiude Oppedisano, Alessandra Mussolini, Fini, Tremaglia, Matteoli e tanti altre rispettabilissime istituzioni cosa avrebbero dovuto pensare della storia.

Avanti compagni, l'Italia è un grande paese, questo è il nostro tempo e dobbiamo prendercelo.

Improbabili alleanze

di Paolo MALERBA - Direzione Provinciale PSI Genova


Nell'incontro del Segretario Nazionale con la Federazione Socialista a Genova è stato prospettata da Nencini un'eventuale alleanza elettorale del partito con il PD e l'UDC.
Ma a ben vedere non esistono possibili mediazioni tra chi si richiama alla tradizione socialista e chi ne rinnega i valori applaudendo Monti e rincorrendo il mercato. Meno che mai il socialismo autentico può imparentarsi con la peggiore deriva neo-democristiana, ondeggiante - con sconcertante disivoltura - tra destra e sinistra alla ricerca di un facile consenso elettorale.

Del resto come non concordare con Casini che gli elettori hanno sempre ragione - quale che sia il risultato che esca dalle urne - e sebbene taluni non ne abbiano ancora piena consapevolezza il responso elettorale degli italiani è stato chiaro e affatto ambiguo: disaffezione per la politica, vittoria dell'astensionismo e del populismo demagogico.

E' appunto da qui che occorre partire, poiché un risultato del genere non scaturisce dal caso e non è frutto di un'improvvisa e degenerata epidemia di antipolitica. Si tratta di un risultato politico che dice - in maniera inequivocabile - come il problema del Paese stia in una classe dirigente completamente aliena dai problemi della gente comune, in una politica - partiti compresi -  incapace e non all'altezza della situazione e nonostante ciò bene attenta a non perdere i propri intollerabili privilegi di casta.

I socialisti non hanno bisogno di qualche posto da deputato elargito dal più forte in cambio dell'assenso a un sistema sociale che divora posti di lavoro, fomenta il precariato e la sotto occupazione, stritola la sanità e l'istruzione. I socialisti esistono da 120 anni perché ancora esistono problemi sociali e perché la deriva neo liberista li ha resi sempre più insopportabili e ha acutizzato le diseguaglianze.

Il consenso elettorale lo si acquisisce dignitosamente soltanto prendendosi carico dei problemi della gente comune, assumendo un'intransigente atteggiamento socialista e una dirittura morale senza pari, non certo rincorrendo improbabili e poco edficanti alleanze elettorali.

Il Partito Socialista Italiano deve tornare tra la gente prima di poter pensare di rientrare in Parlamento, prima sarà  pronto a raccogliere la sfida sociale e prima otterrà il consenso necessario.

Per chi avesse ancora qualche dubbio questo non è più posto né per nani e né per ballerine.

Alle elezioni i riformisti insieme



Corrado Oppedisano - Segretario Federazione PSI Genova
di Elisa Gambardella - FGS Genova

Il Segretario Nazionale Riccardo Nencini ha partecipato il 29 Giugno all’Assemblea pubblica a Genova per parlare di future alleanze del PSI.

Apre i lavori il Segretario di Genova Oppedisano: caro Riccardo “Paris vaut bien une messe" . Inizia con il riferimento al Manifesto di Parigi del 2008 un intervento in cui conferma la convergenza con il segretario nazionale e la volontà di indirizzare ogni sforzo verso un Italia in cui i riformisti si presentano coesi alle elezioni politiche per vincere e governare il paese.

“La destra cavalca la paura, impone le decime e schiaccia la dignità delle persone, dei popoli, la Grecia sia d'esempio. I socialisti in Europa offrono una speranza di ripresa al fianco delle famiglie, dei lavoratori, delle imprese, dei giovani si guardi alla Francia con ottimismo" - Oppedisano continua - “La storia non può essere il nemico di una nuova alleanza dei riformisti in Italia, il futuro e l'innovazione sono i compagni di una nuova alleanza di governo. La sinistra in Italia ha un tallone scoperto: non è unita. Dare un traguardo, un sogno, una speranza all'Italia significa offrire al paese una visione di unità. Solo così, continua Oppedisano, si risponde alla destra e sopratutto all'astensionismo. La missione era e resta: portare avanti chi è nato indietro e soffre. I socialisti di Nenni sono questi e continuano, da 120 anni. Rinnovamento e governo"  conclude Oppedisano.

Passa la parola a Elisa Gambardella, FGS Genova, che, in accordo con Oppedisano e Nencini, vede nell’alleanza del PD la funzione migliore per il Partito Socialista: “Storicamente siamo noi ad aver promosso campagne sempre innovative e coraggiose, dando anche un pochino fastidio agli altri partiti del panorama politico italiano…ed è questo quello che dobbiamo continuare a fare! E’ questo che vorrei facesse il partito di cui faccio parte con il PD: collaborare significa anche aiutare ad essere più audaci, a non avere paura, come a volte sembra avere. Mi piace interpretare anche così la Casa dei Riformisti lanciata dal Segretario Nencini. Un PSI ascoltato perché gravido di buona politica, come si sta dimostrando.”

Dopo il contributo di diversi compagni di Genova, conclude l’Assemblea Riccardo Nencini, che dice “siamo contro l’IMU, siamo a sostegno delle famiglie italiane.” Conferma poi la necessità dell’alleanza con il PD, spinto anche dagli interventi del Segretario Oppedisano ed Elisa Gambardella, perché i riformisti devono camminare insieme per governare l’Italia. La storia ci insegna che il PSI ha sempre cercato alleanza nel centrosinistra ed è quindi logico continuare nella stessa direzione, soprattutto in un momento in cui la politica italiana attraversa una fase di crisi come questa.

Inizia l’alleanza con il PD. Riccardo Nencini ha concluso la direzione PSI di Genova con un messaggio chiaro e preciso: riformisti per governare.