domenica 25 marzo 2012

Spazi sociali e spazi verdi al Lagaccio!

di Paolo Malerba

Il quartiere genovese del Lagaccio prende il nome da un piccolo invaso artificiale, che dal 1529 formava un piccolo e lugubre lago incastonato tra i fianchi del monte Peralto.

L’invaso artificiale era stato progettato per fornire acqua e prestigio alle fontane del parco del Palazzo del Principe Andrea Doria, edificato più a valle in località Fassolo. Nel 1652 le acque del Lagaccio furono utilizzat da una fabbrica di polvere da sparo, edificate in quel luogo per la distanza dal centro abitato.

Il quartiere attuale si sviluppò a partire dalla seconda metà dell’Ottocento; il suo nucleo principale si costituì attorno ad un lungo edificio costruito per accogliere i diseredati e gli sfrattati grazie alla paternalistica beneficienza della Duchessa Maria Brignole Sale De Ferrari e poiché la vita della povera gente valeva meno di quella dei signori le case furono edificate proprio sotto la diga.

Già nel primo dopoguerra, altri diseredati cominciarono a popolare il Lagaccio: un’umanità dolente e varia, proveniente dalla remota Calabria in cerca di pane e lavoro.

Il lago dopo numerosi incidenti, nell'ultimo dei quali perse la vita annegando un ragazzino di 12 anni, Felice Ceravolo, figlio di immigrati da Pizzo Calabro, fu prosciugato alla fine degli anni Settanta.

Da un po' di tempo i riflettori sono puntati nuovamente su questo quartiere, sia per il progetto di edificarvi una Moschea, sia per la dismissione della Caserma Gavoglio che chiude a monte il quartiere con i suoi 60.000 metri quadrati di spazio inutilizzato.

Il Piano Urbanistico Comunale, approvato a fine anno dalla Giunta Vincenzi, va nella direzione di aumentare il volume destinato a nuove residenze, aumentando del 30 % i volumi edificabili rispetto a quelli già esistenti nell'area.

Tutto questo in spregio ai Piani urbanistici precedenti nei quali si affermava espressamente che l'area della Gavoglio doveva essere edificata il meno possibile e ancor di più in spregio alla volontà espressa dei cittadini nei Comitati spontanei di quartiere che vedevano nella dismissione della caserma un'irripetibile occasione di riqualificazione dello spazio urbano attraverso la realizzazione di servizi per i cittadini e aree verdi.

E' impensabile che in un quariere ad altissima densità abitativa, fatto di spazi ristretti, dove i parcheggi sono insufficienti, dove il verde è un miraggio si sia pensato, anche per un solo attimo, di costruire ancora!

I SOCIALISTI CHIEDONO CHE SI FERMI QUESTO SCEMPIO! APPOGGIAMO IL COMITATO "VOGLIO LA GAVOGLIO"!!!

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