sabato 24 marzo 2012

Contributo programmatico del mondo Animalista

Elezioni Comune di Genova - maggio 2012 Le proposte programmatiche trovano ispirazione in due personaggi storici di grande rilievo. Leonardo Da Vinci nel '500 scrisse: Verrà il giorno in cui l’uccisione di un animale sarà considerata alla stregua di quella di un uomo.

Ad oggi siamo ancora molto lontani da un simile orizzonte e questo ci fa riflettere anche alla luce delle parole del Mahatma Gandhi: la civiltà di un popolo si valuta anche da come sono trattati gli animali.

Eppure l’evoluzione della nostra società e la crescente attenzione verso gli animali sono state perte della riflessione di uno dei padri nobili del pensiero socialista, Norberto Bobbio, che nel saggio “Destra e sinistra” sottolineava la crescente attenzione verso il mondo animale come l’estensione di una sensibilità civile fondata sulla consapevolezza che gli animali sono eguali a noi uomini per lo meno nella capacità di soffrire.

Il fenomeno animalista e le battaglie per il riconoscimento dei diritti degli animali sono una realtà viva ed è compito degli Amministratori e della politica farsi carico di dare risposte credibili e concrete a queste istanze. Prima il Comune si occupava degli animali anche dal punto di vista della salute con campagne di sterilizzazione sul territorio: la Legge 281/91 prevede a carico delle ASL la sterilizzazione gratuita dei gatti liberi ma non l’onere della cattura, della degenza e della reimmissione nel territorio.

I costi e le difficoltà degli interventi di sterilizzazione potrebbero essere alleviati stipulando le citate convenzioni e coinvolgendo la Regione nel ruolo attivo di cofinanziatrice dei progetti di contenimento demografico, dal momento che tante associazioni oggi non hanno più i fondi per il finanziamento perché non sostenibile. Oggi con le nostre proposte vogliamo essere il contributo per all'azione della prossima amministrazione comunale perché torni a farsi carico della dignità degli animali.

1.Il gattile di Genova Quarto Il Comune ha la responsabilità di tutti gli animali presenti sul suo territorio, come stabilito nella normativa regionale 23/2000. Ad oggi delega parte di questa responsabilità coinvolgendo i privati cittadini riconosciuti in qualità di “gattari” tramite un tesserino rilasciato dal comune stesso. Con riferimento alla situazione attuale, nella quale si era parlato dello spostamento in altre aree della città del gattile di Genova Quarto, proponiamo un mantenimento del “gattile” in tale area poiché meno oneroso per il Comune. In virtù di questo la nostra proposta è di tornare a dare un contributo spese a chi si occupa di questi animali come avveniva fino all’anno scorso. Per quanto riguarda la struttura il Comune può tornare a finanziare le spese vive del mantenimento (spese veterinarie, spese alimentari, ripristino immobile, etc). trovando fonti di finanziamento alternative collegandosi alla rete di distribuzione commerciale per gli animali. Un esempio è rappresentato da forme di sponsorizzazione di esercizi commerciali del settore che possono fornire alimenti in scadenza, riducendo lo spreco e alleggerendo i costi di smaltimento rifiuti delle stesse.

2. La aree adibite a canile Molti Comuni, per mancanza di competenze specifiche o per l’assenza di collaborazione con le associazioni protezioniste preferiscono, anziché costruire nuovi rifugi, convenzionarsi con i privati per l’accalappiamento e la custodia dei randagi. Con questa consuetudine si sta diffondendo un vero e proprio business dei cani randagi che vede allevatori, pensioni e improvvisati “imprenditori”, senza scrupoli né amore per gli animali, impegnati nell’aggiudicarsi le convenzioni con i Comuni e le Asl. Un’alternativa può essere rappresentata dal coordinamento tra i Comuni e le Asl per costruire canili consortili, i cui oneri di edificazione vengono ripartiti tra le amministrazioni e la cui gestione è assicurata dal volontariato. La struttura deve rispettare criteri minimi per la tutela del benessere fisiologico, ecologico ed etologico dei cani ospitati. Conciliare il benessere animale con l'urgenza di contenere i costi è possibile. Il criterio base per la realizzazione di un canile è avere un ambiente il più possibile naturale, riducendo al minimo le zone cementificate. L'ambiente deve fruire di una corretta gestione igienico-sanitaria, onde allontanare odori sgradevoli, curando particolarmente gli animali, puliti e in buono stato di nutrizione. Il canile avrà pertanto alcune strutture murarie, l'area ricovero degli animali, il resto area verde (prato, sentieri). Gli animali dovranno godere di ricoveri adeguati, ma altresì di poter uscire dai ricoveri per lo meno due volte al giorno. Infatti obiettivo primario di una corretta gestione è impedire la carcerazione di questi animali, ancorché in ambienti adeguati.

3. L’infermiere veterinario Nel controllo della gestione delle aree di accoglimento degli animali riveste particolare importanza la scelta e la formazione degli operatori e volontari. L'introduzione di una nuova figura professionale, quella dell'infermiere veterinario, permetterebbe un completamento delle figure professionali impiegate oltre lo zooiatra. A tal fine il Comune ha un compito di promozione di queste figure professionali, tramite l'organizzazione di corsi professionali finalizzati a questo scopo.

4.Randagismo, stato di famiglia e commercializzazione Inserire gli animali domestici nello stato di famiglia permetterebbe di assicurare un’assistenza coperta da un contributo minimo da versare al Comune in base al reddito delle famiglie che permetterebbe di predisporre un programma di assistenza mutualistico, avvalendosi di veterinari preposti alle convenzioni per la lotta contro l’abbandono (servizio sanitario veterinario convenzionato). Per tentare di risolvere il problema a monte bisognerebbe far sì che i cittadini diventassero proprietari di cani e gatti in maniera più consapevole, ostacolando l’acquisto fatto a cuor leggero, disincentivando la vendita spregiudicata di animali. Il Comune può sollecitare la Regione nella sua funzione legislativa, per l'approvazione di una legge che impedisca l’importazione di cuccioli di animali dall’estero al di sotto dei 90 giorni. Questi cuccioli, che arrivano piccolissimi (quasi sempre al di sotto dei tre mesi) nei mercati e nei negozi italiani costituiscono il perno del florido mercato di animali da compagnia e che, tramite acquisti non ponderati e viziati dalle mode del momento, inducono all’abbandono e ingrossano le fila del randagismo. Anche dal punto di vista della commercializzazione di animali si possono adottare misure per mettere freno alle Fiere espositive (Fiera del cucciolo, mondo cucciolo, cucciolandia, mostra del cucciolo, etc) che si presentano nelle piazze di vari comuni d’Italia. Gli animali in mostra e in vendita, provengono generalmente dall’estero, in particolare dai paesi dell’est. Moltissimi di questi animali una volta comprati si ammalano e una percentuale considerevole muore. Uno dei principali motivi è la debilitazione, che porta poi all’insorgere di gravi patologie, dovute al prematuro allontanamento dei cuccioli dalle madri e dall’allattamento naturale, senza tenero conto dell'effetto deleterio del trasporto sull’integrità fisica dell'animale, specie se cucciolo. Il Comune può ostacolare questo fenomeno, favorendo l'accoglienza e l'adozione di animali provenienti da strutture rifugio e negando gli spazi espositivi alle mostre mercato di animali, come già fatto in altri comuni italiani. Un'altra misura potrebbe riguardare l'innalzamento dell'età commerciale dei cuccioli a due/tre anni, per ridurre l’appetibilità dei cuccioli del così detto mercato “facile", coinvolgendo anche la Regione per un regolamento di più ampio respiro e portata territoriale. Infine la diffusione commerciale di animali esotici non è concepibile. Inseguire la moda di diffusione commerciale di animali importati e venduti, come le tartarughe americane, le nutrie, i furetti che vengono poi regolarmente abbandonati appena creano fastidio in casa, portano oltre che alla sofferenza di questi animali anche un forte dissesto biologico con la fauna preesistente sul territorio. A tal proposito è necessario un inasprimento delle sanzioni a chi abbandona questi animali.

5. Spazi urbani riservati agli animali Aumentare le aree per animali predisposte alla balneazione e i parchi pubblici o aree verdi con relative strutture adeguate. Un esempio di area dove realizzare strutture di questo tipo è la spiaggia di Sturla dove ci sono gli spazi sufficientemente adeguati per gli animali. Tali spazi dovrebbero essere estesi anche nelle aree commerciali (es. Fiumara o zona Campi), dando la possibilità di adattare spazi interni ai centri, tramite box e/o recinzioni, adatti ad accogliere gli animali con un servizio di assistenza incentivando forme di lavoro come il dog-sittering.

6 . La polizia ecozoofila e il controllo sul territorio Ai fini dei controlli e delle verifiche, una circolare del Ministero del 5 maggio 1993, citando il decreto del Presidente della Repubblica del 31 marzo 1979, ricorda che Comuni sono i soggetti pubblici deputati in via generale alla protezione degli animali in ogni impiego sul proprio territorio, suggerendo ai Comuni stessi di ricorrere a tutte le risorse disponibili, comprese le associazioni di volontariato, nonché alle guardie zoofile. Le associazioni protezioniste non sono né soggetti pubblici né organi di polizia giudiziaria e che quindi non possono effettuare controlli e ispezioni con i propri volontari se questi non sono accompagnati da ufficiali dell’Asl, da delegati del Comune o da agenti di polizia giudiziaria. Il riconoscimento della polizia eco-zoofila come corpo di polizia e non come ente di volontariato, permetterebbe al Comune di avere una politica di tutela e vigilanza maggiore e permettere di inasprire sia le sanzioni pecuniarie amministrative sia i reati penali con l’aumento della pena detentiva. Per legge gli stabilimenti utilizzatori di animali da esperimento (laboratori, ospedali, centri di ricerca, aziende farmaceutiche, stabulari) devono comunicare la propria attività alla prefettura, al servizio veterinario dell’Asl e al Comune. Dal 1991 i canili pubblici (in base alla legge 281/91) non possono cedere cani e gatti ai laboratori. Gli animali da esperimento devono tutti provenire da appositi allevamenti, devono quindi esistere regolari fatture di acquisto e bolle di scarico o consegna. Gli animali liberi o randagi non possono essere catturati per la sperimentazione. E’ doveroso un accenno alla Legge 413 del 12 ottobre 1993 (“Norme sull’obiezione di coscienza alla sperimentazione animale", Rocchi, Apuzzo e Procacci) che consente agli studenti universitari di dichiararsi “obiettori di coscienza” alla sperimentazione animale e non partecipare alle prove di laboratorio sugli animali senza per questo subire alcuna ritorsione o valutazione negativa. La legge è poco conosciuta e per nulla divulgata. Per quanto riguarda il web e l’immissione di filmati inerenti al maltrattamento di animali bisogna aumentare il controllo della polizia postale nella visione di filmati e materiale presente in rete. Oltretutto i proventi delle multe/sanzioni provenienti dalla vigilanza eco-zoofila potrebbero essere investiti, in accordo con le Asl, per gli animali sul territorio e le strutture che li ospitano.

7. I progetti nelle scuole Un ambito di grande importanza riveste l’educazione delle giovani generazioni ad un corretto rapporto con gli animali. Così diventa importante che nelle scuole di ogni ordine e grado si discuta del rispetto per gli animali, della loro sensibilità e sofferenza, dei loro diritti non possono impedire che nella scuola si affrontino apertamente e senza ipocrisie le questioni della convivenza con le altre specie. Vanno in questo senso il kit per le scuole elementari della Regione Lombardia (lucidi, schede, libri, audiovisivi, rivolti agli alunni ed alle insegnanti e il coinvolgimento dei veterinari delle ASL negli interventi didattici) e l’accordo stipulato dai Ministeri della Pubblica Istruzione e dell’Ambiente per la promozione di specifici corsi nelle scuole sulla tutela dell’ambiente e sulla conoscenza e sul rispetto degli animali. Accordi simili sono stati stipulati dal Ministero della Pubblica Istruzione con Associazioni animaliste per la ‘‘divulgazione nelle scuole di una cultura animalista’’. Gli I.R.R.S.A.E. ed i Provveditorati possono svolgere un ruolo di promozione e di coordinamento di queste attività. La nostra proposta è di sviluppare all’interno delle scuole del Comune di Genova una campagna di sensibilizzazione e raccolta di beni alimentari, a tutti i livelli scolastici, per favorire la conoscenza dei temi del mondo animalista. Le campagne informative promosse hanno il compito prioritario di informare gli studenti delle scuole dell’obbligo sull’impegno che comporta il mantenimento di un cucciolo, disincentivando acquisti poco consapevoli ed incentivando le adozioni nei canili-rifugio.

8. Il ruolo della P et Terapy Il Comune può farsi promotore di iniziative di Pet terapy, ovvero della presenza “terapeutica” degli animali per persone sole, anziani, portatori di handicap. Da molti anni studiosi e scienziati hanno dimostrato gli effetti benefici sulla psicologia e sulla salute di determinate categorie di persone della presenza degli animali da compagnia. Nella promozione di iniziative di Pet terapy” bisogna evitare la strumentazione degli animali in quanto esseri viventi e non oggetti. Pertanto la promozione di questo iniziativa deve prevedere il coinvolgimento degli operatori del settore per sviluppare al meglio questa tipologia di terapia, come sperimentato dalla lASL di Bergamo che ha avviato un programma di convivenza tra anziani ricoverati nelle case di riposo e gli animali domestici. Molte persone anziane hanno come unica compagnia un gatto o un cane, così come molti gatti liberi, piccioni, cani abbandonati e randagi trovano spesso il conforto di persone anziane sole. Le strutture di ricovero per anziani, potrebbero avviare progetti di Pet Terapy anche nel nostro Comune, studiando attentamente tutte le possibili varianti, le compatibilità tra animali, il loro corretto trattamento e la sistemazione in caso di scomparsa dell’anziano. La collaborazione con gli addetti al settore (volontari, veterinari, guardie eco-zoofile) saranno di supporto per la ponderazione delle scelte da fare.

9. Un circo sostenibile Le esibizioni di animali in spettacoli circensi rappresentano forzature etologiche e maltrattamenti. In questo senso in Parlamento sono state presentate alcune interessanti proposte di legge che puntano a superare l'impiego di animali al circo salvaguardando, oltre agli animali stessi, l’occupazione degli addetti del settore. Spesso al circo si affianca lo “zoo ambulante” per cui gli animali vengono anche mostrati a pagamento al pubblico, rinchiusi in celle anguste. I consigli comunali possono adottare delibere che ostacolino l’attendamento in città di spettacoli viaggianti con al seguito animali. La formulazione della bozza di delibera non accenna ai “circhi equestri” poiché questi sono tutelati dalla legge n. 337 del 1968. Alcune delibere di Comuni attenti alla tematica sono state respinte dal Tar di Trento con la sentenza n. 33 del 1994 proprio perché in contraddizione con la succitata legge. Si propone quindi un testo che abbia tutte le caratteristiche di regolarità formali per essere approvato dal consiglio comunale. Spesso, vietare l’attendamento dei circhi con animali, è l’unica forma concreta per impedire il traffico clandestino di animali esotici destinati ai tendoni, gli addestramenti cruenti e il continuo ricambio degli animali dei circhi.

10. La scelta vegetariana nei luoghi pubblici Il famoso detto di Kellogg, Non mangerò mai nulla che abbia avuto gli occhi, per i vegetariani italiani non è scelta facile da adottare al di fuori delle mura domestiche. Mense, ospedali, caserme, autogrill e ristoranti sono spesso non attrezzati per tutte le richieste. Nel 1993 fu presentata alla Camera dei deputati una proposta di legge per garantire la scelta vegetariana in mense e luoghi di ristoro pubblici e privati, a cui ad oggi non è ancora stato dato seguito. Il Comune può comunque dare il suo contributo in tal senso favorendo la presenza di cibo sano, di prodotti provenienti da agricoltura biologica e l'alternativa vegetariana nelle mense pubbliche e nelle refezioni scolastiche, presentendo apposite mozione in consiglio comunale.

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