domenica 17 agosto 2014

EURO- MEDITERRANEO, UNA NUOVA POLITICA ITALIANA PER IL DIALOGO TRA I POPOLI


- Corrado Oppedisano Responsabile nazionale Cooperazione internazionale e solidarietà -

DOPO IL VARO DELLA NUOVA LEGGE SULLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE QUALE NUOVO STRUMENTO DI POLITICA ESTERA, IL GOVERNO ITALIANO INVITI LA COMMISSIONE EUROPEA A LAMPEDUSA E CHIEDA VALIDI STRUMENTI PER DARE SOLUZIONE ALLA DISPERAZIONE UMANITARIA DIRETTA VERSO LE NOSTRE COSTE, IN EUROPA, ATTRAVERSO UNA NUOVA POLITICA EUROPEA PER IL MEDITERRANEO. PER INIZIARE RENZI CHIEDA UNA SEDE EUROPEA DI FRONTEX IN ITALIA, NEL MEDITERRANEO E LA DIREZIONE DELL’AGENZIA. PROGRESSIVAMENTE L’AVVIO DI UNA ADEGUATA POLITICA EUROPEA PER IL MEDITERRANEO.

Una prima spinta propulsiva sono le Organizzazioni umanitarie presenti nei territori colpiti dalla povertà e dai conflitti armati, loro potrebbero essere il primo passo per il cambio di tendenza a favore di una nuova politica euro-mediterranea. Un paese chiamato a fronteggiare una emergenza biblica, avendo contemporaneamente altissime competenze presenti nei paesi afflitti, e responsabilità, non solo di frontiera ma di integrazione tra popoli, civiltà e culture, L’italia è il primo paese interlocutore per il dialogo internazionale proprio dal Mediterraneo.

Il paese è pronto e preparato più di ogni altro ad avviare un articolato dialogo che potrebbe iniziare con la direzione dell’agenzia Europea di Frontex - o Agenzia dedicata al Mediterraneo- gestita dall’Italia e dal nostro territorio. Primo passo dall’aspetto tecnico- politico, ma oltre misura necessario per creare una soluzione immediata e condizioni complessive di dialogo e distensione internazionale.

Lampedusa registra centinaia di migranti morti, persone, che si aggiungono a nuovi episodi come i 19 morti asfissiati dai gas di stiva, sessanta annegati da un barcone. E’ necessaria una forte risposta politica europea ed internazionale per capire e combattere le cause di tali condizioni.

Si apprende che i Socialisti Europei hanno scelto di tenere la riunione annuale della Commissione internazionale per le Migrazioni proprio sull'isola siciliana il prossimo Ottobre. Di conseguenza il Premier Renzi potrebbe convocare formalmente la Commissione europea proprio a Lampedusa. Nessuna commemorazione, ma una sessione operativa della UE diretta dall’italia su protezione umanitaria, interventi UE riforme strutturali, vision euro- mediterranea e dialogo internazionale per la distensione e la pace.

Sappiamo che bisogna riscrivere parte del Regolamento di Dublino del 2003, secondo il quale la domanda di asilo va presentata nel primo paese europeo di arrivo, con la “schedatura” delle persone, tra cui quei profughi che non desiderano restare in Italia ma trasferirsi nei paesi del Nord Europa per ricongiungersi ai loro cari. Non a caso la Germania ha 110mila richieste d’asilo rispetto le nostre 26.000. Per assurdo, se saranno schedati in Italia, quando arriveranno in Germania potrebbero subire sanzioni da clandestinità e rispediti in Italia.

Questa è la ragione per cui più di metà dei rifugiati fugge alle schedature e ai controlli pagando, in Italia, in Europa, altra criminalità per farsi condurre a destinazione. Il vertice UE del 27 giugno scorso non ha sciolto il nodo del reciproco riconoscimento d’asilo: cioè, che un provvedimento ottenuto in Italia sia valido per trovare lavoro in Germania o altri paesi.

Nonostante la miopia di alcune forze politiche italiane Mare Nostrum è una iniziativa umanitaria di salvataggio e di lotta ai trafficanti, non va abbandonata ma potenziata. Dall’ottobre 2013, quando è partita, ad oggi, l’esercito italiano ha salvato 70 mila vite umane con investimenti di 9 milioni di euro al mese sino ad oggi. L’UE a dicembre ha inviato un contributo di 30 milioni di euro.

I soldi non bastano è c’è da riprogrammare una strategia complessiva sul piano europeo contro il traffico di migranti affinchè Europol e Frontex non si limitino ad essere operazioni solo emergenziali ma di pianificazione complessiva. Necessitano infatti di radicale riforma a partire dalla logistica che dovrebbe, a mio avviso, portare Frontex ad avere una sede mediterranea e non solo a Varsavia dove “ l’eco delle imbarcazioni suona lontano” o meglio, attraverso una specifica nomina di un ufficio europeo dedicato al mediterraneo.

Vanno riviste le relazioni con i paesi partner, attivando da subito corridoi umanitari per consentire a chi abbandona il paese natale di non fuggire, ma di organizzarsi in sicurezza con i paesi ospitanti evitando di abbracciare la sola opportunità offerta dalla criminalità e dagli sfruttatori. In tal senso i conflitti, in Etiopia, in Eritrea, In Sudan, in Siria, israelo-palestinese provocheranno altre fughe, e a oggi gli sbarchi in Italia hanno già raggiunto la cifra record di 80 mila in sei mesi. Una azione diplomatica, immediata, distensiva ma incisiva sulla prevenzione, cessazione dei conflitti armati si rende inderogabile.

In tal senso andrebbe valutata seriamente, visto il varo positivo della riforma della legge 49 sulla cooperazione internazionale per lo sviluppo che ha appena superato il voto dell’aula di Montecitorio, la pressione posta dal terzo settore, le Ong, e tutto il settore umanitario, presenti nei territori con interventi di cooperazione allo sviluppo che hanno indicato e segnalato, al dibattito parlamentare, nuovi strumenti per contrastare la povertà e la fuga dai territori, valutando l’attivazione di nuove sedi consolari nei territori partner per procedere a nuovi protocolli internazionali attraverso cui poter prevenire direttamente -e in loco- dalla prima fase emergenziale umanitaria, combattendo le cause che producono fuga e morte dai territori.

Anticipare per risolvere una terribile fuga da paesi che sfocia in un disperato sradicamento dei nuclei familiari, abbandono delle terre e dai propri cari. Tutto ciò snatura un paese, il suo popolo, intere generazioni.

Per questi motivi centinaia di operatori umanitari che vivono e conoscono i territori a rischio, esperti ben amalgamati all’interno delle realtà locali a stretto contatto, da molti anni, con la popolazione e le istituzioni potrebbero essere i primi terminali per l’Italia e l’Europa di comunicazione e dialogo per le agenzie preposte.

1 agosto 2014  

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